mercoledì 16 aprile 2025
"Soloist” è il nuovo affascinante album solista dedicato al pianoforte del tastierista dei Subsonica Davide Dileo che racconta anche i suoi progetti educativi per l'infanzia
Davide "Boosta" Dileo pubblica il suo album di piano solo "Soloist"

Davide "Boosta" Dileo pubblica il suo album di piano solo "Soloist" - Foto di Damiano Andreotti

COMMENTA E CONDIVIDI

Appeso alla sua avveniristica tastiera con la molla nei concerti da palasport dei Subsonica o chino da solo su un pianoforte nel silenzio dei teatri e dei musei Davide “Boosta” Dileo ha sempre quel tocco in più che sorprende.

Si chiama Soloist, il nuovo album in solo del musicista torinese appena uscito su vinile e digitale per Sony Music. Terminato a fine marzo il tour 2025 dei Subsonica, di cui è cofondatore, Boosta si presenta nuovamente al pubblico in una chiave più intima e personale, aggiungendo un nuovo capitolo al suo percorso artistico e riaffermando il suo ruolo di innovatore e narratore sonoro. La sua carriera solista - parallela al percorso con i Subsonica - lo ha portato a sviluppare un'identità musicale, in bilico tra il lirismo del pianoforte e le infinite possibilità offerte dalla tecnologia.

All'uscita dell'album seguirà anche un tour di presentazione che partirà il 29 aprile dal Teatro Olimpico di Vicenza. Proseguendo un percorso iniziato con Facile (2020) e le Post Piano Session (2022), con Soloist, Davide “Boosta” Dileo torna a esplorare e celebrare il pianoforte come protagonista assoluto, come ha fatto partecipando di recente alle selezioni di San Marino Eurovison Song Contest. Un pianoforte a coda e una postazione elettronica bastano a Dileo per portarci in un viaggio sonoro affascinante, dapprima intimo poi sempre più vibrante declinato in tre “abiti” sonori. Il primo abito: lo specchio. Il pianoforte si presenta puro, come riflesso di un dialogo interiore, meditativo ed essenziale. Il secondo abito: la manipolazione elettronica. Attraverso l’uso dell’elettronica, il pianoforte si trasforma, perdendo i confini tradizionali dello strumento e aprendo a paesaggi sonori più complessi. Il terzo abito: quattro suite ambientali. In queste composizioni, il pianoforte dialoga con tessiture sonore che richiamano le atmosfere di Brian Eno e Harold Budd, filtrate attraverso una sensibilità contemporanea.

«Uno dei grandissimi ultimi privilegi dei musicisti è la libertà – racconta Boosta ad Avvenire -. Ho 50 anni e sono molto contento di quello che faccio, e se ne sento urgenza scrivo. In questo album ho ritrovato un pianoforte nudo, antico, uno Steinway Model D: i pianoforti antichi sono anche molto difficili da suonare, hanno un carattere proprio molto spiccato». Con quel pianoforte Boosta in Soloist fa di tutto. «In studio ho lavorato con i riverberi e le distorsioni – spiega -. Vado matto per il post rock, dove utilizzare tutto il pianoforte è fondamentale: il legno, gli smorzatori, la cassa armonica… Il mio piano ha tanti rumori, ha una sorta di lingua, diventa relazione». E con il pubblico in sala nei live la relazione passerà attraverso il silenzio».

«Ai concerti vorrei che la mia musica diventasse colonna sonora dei pensieri e del silenzio di chi ascolta, nel silenzio c’è vita. Nel silenzio un applauso diventa immenso, è una testimonianza di amore. La musica serve sempre, le parole no» aggiunge Boosta che si dice affezionato all’idea di crescere, lui curioso e onnivoro che a 6 anni si fece comprare un pianoforte, per poi decidere a 11 di diventare una rockstar vedendo Bon Jovi volare sul pubblico nel video di Livin’ on a prayer. E ora si è pure iscritto al Conservatorio. «Mi è successo di insegnare musica elettronica al Conservatorio di Como e di accorgermi che non sapevo moltissime cose, dalla fisica alla storia del 900 – rivela – . Io amo tutta la musica, amo il suono, qualunque tipo di musica e a 50 anni ho deciso di andare a scuola di musica elettronica al Conservatorio. Studiare da adulto è l’unico schiaffo che ti fa capire che non sai niente. Faccio musica elettronica da anni, e ti accorgi che sei una matricola: ti smonta l’ego, in maniera profonda ti crea una piccola crisi. Sei stanco dei modelli di scrittura e mentali con cui hai lavorato per anni, ma così ti svegli per modelli nuovi».

Boosta è costantemente impegnato anche con dei laboratori musicali per i più piccoli, attivati all’interno di diversi ospedali d’Italia, con l’obiettivo di dare alla luce una scuola di musica elettronica per l’infanzia. «La Scuola di Musica Elettronica per l’infanzia è un progetto concreto che vorrei far partire nel 2026 in modo permanente: attraverso l’elettronica si porta avanti la cultura dell’ascolto. E saper ascoltare è un valore, oggi più che mai che si parla tanto, ma si ascolta pochissimo. L’elettronica inoltre permette ai bambini, anche quelli in difficoltà, di generare subito suoni attraverso dei pulsanti, senza passare per degli strumenti. Vorrei che la mia eredità fosse proprio questa scuola. Una scuola in cui l’amore per il suono aiuti a diventare esseri umani migliori».

© riproduzione riservata

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: