
Antonio Tajani, vice premier, segretario di Forza Italia e ministro degli Esteri - Ansa
A poco più di un mese dai cinque referendum sul lavoro e sulla cittadinanza, la maggioranza scende pesantemente in campo per farli fallire. Ad aprire lo scontro è stato Antonio Tajani, vicepremier per Forza Italia e ministro degli Esteri:«Noi siamo per un astensionismo politico, nel senso: noi non condividiamo la scelta referendaria. Andare a votare ai referendum è una scelta libera – spiega il ministro –. È una scelta pure non andare a votare. Se la legge prevede che ci deve essere un quorum, vuol dire che i cittadini devono conoscere l'importanza dei quesiti. Quindi non andare a votare è una scelta politica, non è una scelta di disinteresse nei confronti degli argomenti. Non c’è nessun obbligo di andare a votare, è illiberale chi vuole obbligare ad andare a farlo. Un conto è per le politiche, un altro per i referendum. Se i referendum uno considera che non siano giusti, è giusto per lui che non raggiungano il quorum».
Un’indicazione che si somma a quella, ufficiosa, secondo cui anche i vertici di Fratelli d’Italia avrebbero indicato a deputati e senatori la linea dell’astensione sul voto referendario dell’8 e 9 giugno.
Le parole del vicepremier scatenano le reazioni dei proponenti. Per Riccardo Magi, segretario di +Europa e presidente del comitato promotore del quesito sulla cittadinanza, «finalmente il governo getta la maschera e invita i cittadini italiani a non andare a votare. In un Paese in cui l'astensione alle ultime tornate elettorali ha superato il 50%, l'appello del ministro Tajani è semplicemente vergognoso e illiberale. Ma la sua è anche una offesa al presidente della Repubblica Mattarella, che proprio qualche giorno fa aveva invitato i cittadini a contrastare l'astensionismo».
Sulla stessa linea è Nicola Fratoianni, il leader di Avs: «Considero la principale malattia della democrazia nel nostro Paese l’astensionismo, la disaffezione dallo strumento del voto. Dovrebbe essere la principale preoccupazione di ogni forza politica con un po’ di senso di responsabilità sulle spalle. E invece Meloni e Tajani, per un cinico giochetto tattico, invitano a non votare». «Sono molto sorpreso che il partito di maggioranza del governo, che è il partito anche della presidente del Consiglio, dia un’indicazione simile. Io credo che questa sia una cosa grave, pericolosa», rincara la dose Maurizio Landini, segretario generale della Cgil.
Pronta la risposta del presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri: «È vergognoso poter attivare un referendum con firme elettroniche pari a quelle dell'epoca dell'esclusività del cartaceo. In questo modo è facilissimo promuovere referendum in maniera perfino pretestuosa. E allora è altrettanto legittimo difendere le norme esistenti, se le si condividono, anche utilizzando lo strumento del quorum. Pertanto, è vergognoso l’argomentare patetico di alcuni. In ogni caso, nel merito, sia la proposta sulla cittadinanza che quelle sul lavoro sono sbagliate e regressive quindi vanno democraticamente contrastate con gli strumenti che la legge offre».
Il centrosinistra però non demorde. Il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, auspica «che venga smentita la notizia» della propaganda pro-astensione di FdI, «sarebbe un fatto gravissimo». Anche il sindaco di Napoli e presidente nazionale Anci, Gaetano Manfredi, pensa «che si può votare sì, si può votare no, ci si può astenere, ma non partecipare all'esercizio di democrazia del voto, dal mio punto di vista personale, non è mai una cosa positiva».